La Regione sospende l'esperimento nel cuore del Gran Sasso INTERVISTA

TERAMO – L’ssperimento Sox ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso, che prevede l’utilizzo di una sorgente di Cesio 144 proveniente da combustibile radioattivo di un reattore nucleare russo, si farà solo se otterrà l’autorizzazione della Regione e degli Enti e soggetti che partecipano al protocollo di sicurezza dell’acquifero della montagna abruzzese. Dopo l’allarme degli ambientali sui potenziali rischi per l’ambiente circostante, in caso di incidente, oggi la Regione Abruzzo sospende l’esperimento, ottenendo che riparta l’iter di controlli a seguito dei quali Sox è già stato autorizzato.
«In questi giorni un camion vuoto è entrato nei Laboratori e ne è uscito, senza trasportare materiale radioattivo, per fare una prova generale del nuovo esperimento. Ma di questa prima attività il tavolo congiunto non è stato informato e per ora la fermiamo», ha detto il vicepresidente della Giunta regionale d’Abruzzo, Giovanni Lolli, incontrando la stampa dopo che il Movimento ‘Mobilitazione acqua Gran Sasso’ nei giorni scorsi aveva messo in guardia dall’accogliere materiale radioattivo nei laboratori sotterranei, in una "zona sismica e piena d’acqua".
E mentre Lolli all’Aquila spiegava che la Regione "non ha un potere specifico di fermare l’esperimento Sox", ma che ha chiesto nuove certificazioni da aggiungere a quelle già ottenute dall’Ispra del ministero dell’Ambiente, a Pescara Augusto De Sanctis del Movimento lanciava un appello alla mobilitazione generale e alla trasparenza. «La Regione è quasi nuda davanti a sfide e rischi del genere – ha detto l’attivista – tutti i reattori nucleari sono schermati, fino al primo incidente. E un eventuale incidente avrebbe un impatto catastrofico su tutto l’Abruzzo, su parte delle Marche e sul mare Adriatico».
Il pericolo, ha riferito De Sanctis fornendo schede tecniche sull’esperimento Sox, riguarda l’eventuale "rilascio massivo della sostanza radioattiva usata nell’esperimento che renderebbe immediatamente radioattiva l’acqua degli acquedotti di L’Aquila e Teramo e dei fiumi sui due lati della montagna». Al ‘tavolo’ cui Lolli ha fatto riferimento siedono Regione, Strada dei Parchi, società idriche, Asl aquilana e Laboratori del Gran Sasso dell’Infn. Un tavolo, ha specificato Lolli, che «metterà becco su tutto finché operiamo in un sistema in cui c’è rischio, anche teorico, di contaminazione di uno dei sistemi acquiferi più importanti del centro Italia: il tavolo si accoppia e sovrappone alle leggi nazionali, anche perché siamo all’interno del Parco nazionale Gran Sasso-Laga. Bisogna dire le cose come stanno – ha comunque avvertito – altrimenti facciamo danni enormi: l’Istituto di Fisica si chiama ‘nucleare’, ma all’interno non avvengono o avverranno attività tipo Fukushima».
In merito al test di trasporto, Lngs-Infn, riferisce che è avvenuto il 10 ottobre scorso e si tratta di un «trasporto ‘in bianco’, cioè senza carico" e rassicura sulla "totale protezione per persone e ambiente». Ma il Movimento ‘Mobilitazione acqua Gran Sasso’ ribadisce: «Faremo una lotta senza se e senza ma».